mercoledì 20 agosto 2014

Blog#sette: Cestini spaziali

Agli inizi del secolo scorso gli scienziati non avevano ancora ipotizzato l’esistenza di veri e propri cestini spaziali.
La prima ipotesi giunse da un ventiseienne addetto all’Ufficio Brevetti di Berna: Albert Einstein. Non fu una vera e propria ipotesi, ma una sorta di paradosso che scaturiva dai meandri della sua teoria della relatività generale, annunciata nel 1905, ricordato anche come Annus Mirabilis.
La prima conferma sperimentale si ebbe nel 1962, quando si rilevò una fonte di raggi X, provenienti dalla costellazione del Cigno, che venne chiamata  CYG X-1. Tale radiazione era emessa da una supergigante (tra le 20-30 masse solari) che subiva una perdita di massa entrante in un oggetto spaziale invisibile: il buco nero.
Furono scoperti altri ‘’cestini spaziali’’  grazie all’effetto di lente gravitazionale generato da essi.
Con le recenti ricerche si sono potute osservare delle paradossali caratteristiche che li contraddistinguono. Una fra tutte è il loro
enorme campo gravitazionale in grado di intrappolare anche la luce.
Esaminando la struttura dei coni-luce, su una dimensione quadridimensionale (spazio-tempo), si può osservare che questi ultimi vengono deformati fino a raggiungere una forma a sella, la cui sommità rappresenta l’inizio della singolarità.
E’ stato dimostrato che un buco nero non è eterno: infatti questo subisce una variazione di massa negativa mano a mano che assorbe massa.
Le particelle nell’orizzonte degli eventi, il confine entro il quale nessun oggetto può sfuggire all’attrazione gravitazionale del buco nero, vengono affiancate dalle loro corrispondenti antiparticelle.
Queste ultime entrano nella singolarità e avendo energia negativa contribuiscono alla perdita di massa del buco nero (secondo l’equazione E=mc^2): alla sua evaporazione, costituita da una radiazione avente una temperatura di 1K.
Il campo gravitazionale contribuisce al rallentamento del ticchettio di un orologio presente all’interno di un sistema entrante in un buco nero.
In pratica una persona, purtroppo, se superasse l’orizzonte degli eventi, invecchierebbe più lentamente e se guardasse un ipotetico parente, posto al di fuori dell’orizzonte degli eventi, potrebbe osservare, meravigliato, tutte le future generazioni dell’altro cosmonauta. Potrebbe fare ciò solo se indossasse degli occhiali in grado di captare delle frequenze maggiori della luce visibile, poiché gli atomi del corpo osservato si muoverebbero ad una velocità maggiore liberando fotoni più energetici (si veda la relazione E=hv
).
Infine parlando con termini fantascientifici, è stato ipotizzato, teoricamente, un ‘’passaggio segreto’’ al di là dell’orizzonte degli eventi, chiamato Worm-Hole, oltre il quale è presente un mondo completamente diverso dal nostro, in cui il grande Newton non avrebbe ricevuto una mela in testa, ma l’avrebbe vista cadere verso l’alto.



Blog #sei: Carpe diem!

Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (L'attimo fuggente, 1989)

Forse dopo tempo immemorabile il nostro blog torna ad arricchirsi di un post. Si sa, d'estate si ha tutto il tempo del mondo, anche per scrivere, ma si scatenano una serie di meccanismi per cui un'attività piacevole a Maggio risulta morbosa nelle torride serate estive. E questo, almeno per un blog, è senza dubbio un contro.
Ma i pro della pausa estiva sono innumerevoli. Primo tra tutti, credo non solo per chi scrive, è la predisposizione della mente a pensare, riflettere, fermarsi. Fermare il fiume in piena della routine, accantonare lo stress invernale, la pressione, l'ansia e la stanchezza che ci contraddistinguono da Settembre a Giugno; ed è tempo di pensare.
E riflettere può far male; fa male perché ad esempio scopri in fondo che ciò che vuoi non può essere solo un futuro roseo ed un presente pieno d'aspettative. Non desideri proiettarti nel futuro e lasciarti sfuggire il presente, nelle sue piccolezze, nella sua vitalità.
Orazio forse l'aveva capito, o forse l'aveva imparato nel libresco studio di Epicuro e del suo epicureismo, tra quadrifarmaco ed atarassia. Certo è che bisogna essergli grati per averci dato il carpe diem, non solo un motto, ma una interpretazione ad ampio spettro dei mille parametri del nostro vivere quotidiano. Vivere il presente significa vivere, nient'altro. E forse (ma opinione più che mai soggettiva) può essere una buona chiave di lettura ed interpretazione del nostro vivere. Una filosofia che in fondo ci rende più semplice affrontare la vita nella sua quotidianità, ridimensionando la figura dell'uomo nel macrocosmo ad un essere effimero e transitorio, senza causa né fine, ma che gioca la sua mano: passa, vede le sue carte, se ne va. Ma che può lasciare un segno, un ricordo, un affezione.
E forse la consapevolezza che siamo polvere e ombra non sembra più così macabra.
E pensare torna a far bene.


"I geli si mitigano coi Zefiri; l'estate calpesta la primavera; ma morirà anch'essa, tosto che il pomifero autunno avrà versati i suoi frutti; e, subito dopo, la morta bruma ritorna. Nondimeno le rapide lunazioni riparano i celesti danni; noi, quando siamo caduti giù, colà dove stanno il padre Enea e i ricchi Tullo e Anco, siamo polvere ed ombra. Chi sa se gli dèi celesti vorranno aggiungere ai giorni vissuti finora i giorni del domani? Tutto ciò che tu concederai al tuo egoismo, sfuggirà alle avide mani dell'erede. Quando una volta sarai spento e Minosse avrà dato uno splendido giudizio di te, non la nobiltà, o Torquato, non la facondia, non la pietà ti potranno ridare alla vita, poiché neppure Diana libera dalle tenebre infernali Ippolito il pudico, né Teseo riesce a spezzare le catene letee al suo caro Piritoo" (Orazio, Odi, IV libro)