mercoledì 20 agosto 2014

Blog #sei: Carpe diem!

Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (L'attimo fuggente, 1989)

Forse dopo tempo immemorabile il nostro blog torna ad arricchirsi di un post. Si sa, d'estate si ha tutto il tempo del mondo, anche per scrivere, ma si scatenano una serie di meccanismi per cui un'attività piacevole a Maggio risulta morbosa nelle torride serate estive. E questo, almeno per un blog, è senza dubbio un contro.
Ma i pro della pausa estiva sono innumerevoli. Primo tra tutti, credo non solo per chi scrive, è la predisposizione della mente a pensare, riflettere, fermarsi. Fermare il fiume in piena della routine, accantonare lo stress invernale, la pressione, l'ansia e la stanchezza che ci contraddistinguono da Settembre a Giugno; ed è tempo di pensare.
E riflettere può far male; fa male perché ad esempio scopri in fondo che ciò che vuoi non può essere solo un futuro roseo ed un presente pieno d'aspettative. Non desideri proiettarti nel futuro e lasciarti sfuggire il presente, nelle sue piccolezze, nella sua vitalità.
Orazio forse l'aveva capito, o forse l'aveva imparato nel libresco studio di Epicuro e del suo epicureismo, tra quadrifarmaco ed atarassia. Certo è che bisogna essergli grati per averci dato il carpe diem, non solo un motto, ma una interpretazione ad ampio spettro dei mille parametri del nostro vivere quotidiano. Vivere il presente significa vivere, nient'altro. E forse (ma opinione più che mai soggettiva) può essere una buona chiave di lettura ed interpretazione del nostro vivere. Una filosofia che in fondo ci rende più semplice affrontare la vita nella sua quotidianità, ridimensionando la figura dell'uomo nel macrocosmo ad un essere effimero e transitorio, senza causa né fine, ma che gioca la sua mano: passa, vede le sue carte, se ne va. Ma che può lasciare un segno, un ricordo, un affezione.
E forse la consapevolezza che siamo polvere e ombra non sembra più così macabra.
E pensare torna a far bene.


"I geli si mitigano coi Zefiri; l'estate calpesta la primavera; ma morirà anch'essa, tosto che il pomifero autunno avrà versati i suoi frutti; e, subito dopo, la morta bruma ritorna. Nondimeno le rapide lunazioni riparano i celesti danni; noi, quando siamo caduti giù, colà dove stanno il padre Enea e i ricchi Tullo e Anco, siamo polvere ed ombra. Chi sa se gli dèi celesti vorranno aggiungere ai giorni vissuti finora i giorni del domani? Tutto ciò che tu concederai al tuo egoismo, sfuggirà alle avide mani dell'erede. Quando una volta sarai spento e Minosse avrà dato uno splendido giudizio di te, non la nobiltà, o Torquato, non la facondia, non la pietà ti potranno ridare alla vita, poiché neppure Diana libera dalle tenebre infernali Ippolito il pudico, né Teseo riesce a spezzare le catene letee al suo caro Piritoo" (Orazio, Odi, IV libro)

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