C’era una volta l’Ager Cuprensis…
Alla scoperta di una tra le più floride colonie dell’antica Roma, ormai ridotta a piccolo paese di provincia.
Nel
Bel Paese nessuno si stupisce più di vivere letteralmente sulle spalle della
storia. Dalle Alpi al Meridione infatti il nostro territorio nazionale è il più
ricco al mondo di reperti archeologici della civiltà romana. In questo articolo
quindi si potrebbe parlare di Pompei o Ercolano, di Roma o di Ostia; tuttavia
nelle Marche c’è un piccolo paese di pescatori chiamato Cupra Marittima che
conserva nella storia della sua terra un passato romano non indifferente, anche
se poco conosciuto.
Infatti,
dopo la conquista del Piceno avvenuta da parte dei Romani nel 268 a. C., il
territorio cuprense fu incorporato in una prefettura dell'agro romano. Cupra Maritima fu inclusa con Firmum e Falerio Picenus nella tribù Velina istituita nel 241 a. C. In
questo modo nasceva l’ Ager Cuprensis,
identificato poi in epoca augustea con la Regio
V Picenum.
In
questa zona l’insediamento urbano maggiore era quello di Cupra Maritima, di cui si hanno importanti resti archeologici che
testimoniano la presenza di un’antica e florida colonia romana. Tra le aree più
significative della città sono individuabili il bacino portuale, l’area delle
ville suburbane, l'area sacra, il forum, e infine la necropoli.
Questa
città era famosa in antichità per la produzione di olio, olive e commercio
marittimo grazie al suo grande porto, fra i più importanti dell’Adriatico centrale
(insieme ad Ancona). Infatti è
proprio dal porto di Cupra che passavano molti commercianti diretti
nell’entroterra marchigiano e da qui a Roma, oppure oltremare verso le coste
illiriche; ancora oggi inoltre possiamo ammirare i resti di una struttura
(denominati Mura Mignini) facente
parte del grande complesso portuale.
La
ricchezza di questa antica colonia è testimoniata anche dal ritrovamento di due
strutture abitative di lusso: una villa con ninfeo e un edificio termale.
Grazie poi a vari interventi di scavo è stato portato alla luce il calidarium con vasca dell’edificio
termale ed ora sono quindi visibili porzioni di pavimenti a mosaico e suspensurae. Il ninfeo invece ha pianta
quadrangolare, con vasca centrale, pareti decorate da nicchioni e affrescate
con motivi a riquadri ed esedra centrale affrescata con scene marine.
Ma
ciò che rese grande Cupra in epoca Romana non furono solo il commercio e la
presenza in città di ricchi patrizi, ma anche e soprattutto il forte ruolo
sacro che questa terra aveva sempre avuto. Infatti Il nucleo primitivo è da identificare con il
santuario della dea Cupra e la sua finalità era prettamente religiosa, senza
sottovalutare quel ruolo politico svolto dal tempio come centro decisionale e
d’incontro delle popolazioni picene.
L’Ager Cuprensis inoltre diede i natali a
vari personaggi romani illustri. Uno fra questi fu Lucio Afranio (originario di
Cossignano), fedele legato di Pompeo
Magno, fu eletto console nel 60 a.C.. Tra gli altri troviamo anche Lucio
Minucio Basilo, un eminente ufficiale di Cesare in Gallia e durante la guerra
civile che divenne poi suo congiurato (fu anche amico e destinatario di alcune
lettere di Cicerone). Inoltre era originaria dell’Ager Cuprensis anche la seconda moglie dell’imperatore Nerone, la
bellissima Poppea. Infine si può ben ipotizzare un rapporto particolare con il
Piceno da parte dell’imperatore Adriano in quanto, pur non essendovi nato, tale
regione era comunque la terra di origine della sua famiglia.
Tutte
queste informazioni sono state per molti anni raccolte ed approfondite da vari
archeologi che hanno lavorato con zelo al fine di far conoscere ai cittadini il
tesoro che si celava sotto i loro piedi. Per lo stesso motivo è stato creato
nel 2012 il “Gruppo Storico Cuprense” che ogni anno a Luglio da vita ad una
rievocazione storica (Artocria) riproducendo fedelmente usi e costumi del
periodo romano e mostrando ciò che Cupra
fu e che riecheggia ancora nella storia moderna.