Quando parliamo
di cinema italiano di cosa stiamo parlando di preciso? Innanzitutto va detto
che per convenzione si fa risalire la nascita del cinema italiano alla prima
proiezione pubblica del Cinématographe,
avvenuta il 13 marzo 1896 presso lo studio Le
Lieure di Roma. Da quel momento in poi furono sempre di più gli autori che portarono
avanti nel nostro Paese questo nuovo modo di esprimersi per immagini in
movimento. Era quindi iniziato un lungo sodalizio che legava l’Italia a questa
nuova forma d’arte ed il manifesto “La nascita della settima arte” pubblicato
nel 1921 in cui venne prevista la portata rivoluzionaria del cinema, non è un
caso che fu scritto proprio da un italiano, l’illustre critico cinematografico
Ricciotto Canudo. Tuttavia i tempi d’oro del cinema italiano durarono solo fino
agli anni ’80, periodo in cui il cinema americano era in crescita esponenziale
e aveva scavalcato ormai anche in questo campo le nazioni europee, purtroppo
però all’ascesa statunitense si andò ad aggiungere anche l’improvvisa crisi del
cinema italiano mettendo in ginocchio il
nostro modo di fare cinema, relegandolo ai margini dell’interesse mondiale ed è
qui che per certi versi è relegato ancora oggi.
Ma cosa
in quella stagione aveva condannato il cinema italiano? La perdita di una
propria identità. Per recuperare la propria qualità quindi, il nostro cinema doveva
in qualche modo ricominciare, soprattutto doveva farsi riconoscere fuori dai
confini. Gli anni ottanta hanno ospitato validi autori e buoni titoli ma non sono
riusciti a dare un respiro internazionale alle loro opere. Questa situazione è
quindi perdurata fino ai giorni nostri in cui il cinema italiano non riesce più
a tener testa al grande cinema internazionale come dovrebbe e come, per certi
versi, potrebbe fare. Purtroppo la globalizzazione sempre più onnipresente
nella vita di tutti i giorni sta condizionando negativamente il nostro cinema
che si trova schiacciato dalla concorrenza prepotente del cinema americano.
Infatti il gran numero di pellicole distribuite dai colossi dell’industria
cinematografica invadono spesso il mercato a discapito dei film italiani che, seppur
validissimi e di enorme bellezza, si trovano ad essere visti da un pubblico
immeritatamente esiguo. Se ci si pensa il nostro cinema degli anni d'oro è
stato grande proprio perché era fuori dal sistema, oggi invece i film che sono
fuori dal sistema hanno poche possibilità di emergere.
Per
questo motivo sono sempre di più coloro che hanno perso fiducia nel cinema
italiano e rifiutano quasi a prescindere le pellicole “made in Italy”
fermandosi ad esprimere critiche superficiali. Tuttavia in Italia abbiamo una
grande tradizione che tutto il mondo ci invidia e ci imita, oltre che un gusto
ed una sensibilità unici ed inimitabili che ci caratterizzano in tutto il mondo
e non è un caso che fra i premi cinematografici più importanti al mondo uno sia
proprio italiano. Purtroppo il cinema in Italia sta conoscendo un declino non
comune per vari motivi ed ancor peggio è il fatto che gli unici film che
riescono a sopravvivere siano piuttosto delle mascherate grottesche buone solo
a fare botteghino e nulla più, degli esperimenti di bassa lega adatti al grande
pubblico senza pretese. Ma sono queste le cose che la gente vede, la punta
sporca di un iceberg che non riesce ad emergere se non attraverso la sua parte
peggiore. Eppure la vittoria agli Oscar
negli ultimi vent’anni di ben due film italiani ( “La vita è bella” e “La
grande bellezza”) ci dovrebbe far riflettere che in fondo il grande cinema
italiano esiste ma è nascosto e fa fatica a mostrarsi, offuscato da tutto il
cinema-spazzatura che si riversa incessantemente sugli schermi dei grandi
multiplex. Per questo motivo non è corretto dire che il cinema italiano è
morto, va detto piuttosto che “c’era una volta il grande cinema italiano … “
lasciando quindi spazio all’aggiunta di un eventuale conclusione del tipo: “e
c’è ancora oggi”.
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